Le Ferrovie dello Stato, come abbiamo visto, in particolare quando abbiamo parlato della trasformazione della D343.2016, in un momento denso di difficoltà e con le casse a corto di risorse, ma dovendo far fronte a grandi progetti di ristrutturazione generale, pensiamo alla movimentazioni delle merci sulle linee non elettrificate (ramo Cargo), dovevano pensare a qualche soluzione che, al contempo, non fosse troppo costosa, ma che risolvesse brillantemente il problema. Per far fronte a questi progetti (poi peraltro abbandonati n.d.r.) per le linee gestite con i diesel, abbisognavano di molte nuove macchine più potenti delle Diesel Unificate che avevano caratterizzato il parco macchine fino a quel momento.
Gli ormai anziani D343 e D443, esausti e con una montagna di ore di lavoro all'attivo, erano arrivati onorevolmente alla fine della loro carriera e stavano per essere accantonati uno dopo l'altro. Proprio questo ha dato ai dirigenti delle FS l'idea di attingere alla struttura di base di queste vecchie macchine, molto robusta, per rivitalizzarle con un doveroso aggiornamento estetico e funzionale, ma, soprattutto, con l'impianto di nuovi motori più potenti e di generatrici che potessero alimentare i due motori elettrici in modo più adeguato e prestante. Questa soluzione sarebbe costata considerevolmente meno che ordinare schiere di nuove macchine alle grandi ditte costruttrici, mantenendo una buona garanzia di un risultato più che accettabile.
Un'operazione di questa portata, trova logico eseguire preventivamente alcune prove diverse tra loro, al fine di testare i risultati e valutare, con dati alla mano, quale sarebbe stato il rapporto costi/benefici per ognuna di esse; in pratica si sarebbe ripetuto lo stesso modo di agire adottato dalle stesse FS quando nacquero le Diesel Unificate; allora furono testati vari gruppi, con trasmissione idraulica ed elettrica, per poi scegliere la soluzione che oggi motorizza pressochè ogni linea non elettrificata del Paese.
Fu un percorso logico e coerente quello deciso dai vertici delle FS dell'epoca, in questo momento sarebbe stato ancora più semplice in quanto quell'esperienza, più che positiva, aveva insegnato moltissimo e per di più, ora c'era a disposizione molta materia prima gratis che abbisognava solo di essere rimessa in ordine, soprattutto se consideriamo l'abilità tipicamente italiana di trasformare queste macchine sia nell'aspetto che nelle prestazioni, con la minima spesa per porle alla pari delle altre macchine di progettazione attuale.
Tra i tanti, furono scelti i D343 su cui provare la trasformazione. Il primo fu il D343.2016 che, come abbiamo visto in altra pagina, per la sua trasformazione venne inviato alla "TZV Gredelj" di Zagabria e che sarebbe stato l'unico ad aver mantenuto l'immatricolazione nel gruppo D343, gli altri due che i dirigenti FS vollero provare a rinnovare furono il D343.2011 e, più tardi, il D343.2031 che sarebbero diventati i primi due esemplari del nuovo gruppo D449. Queste due macchine furono inviate alla "Fervet" di Castelfranco Veneto, prima una e dopo un bel po' anche l'altra, per una trasformazione diversa e più decisa. Personalmente questa ricostruzione mi piace molto di più, ha un aspetto molto più aggressivo, moderno ed accattivante e penso che, tra le due soluzioni, proprio questa sarebbe stata anche la prescelta dei vertici FS, magari con una livrea un po' meno fantasiosa...
Diesel Elettrici D.449
La Fervet ha fatto un buon lavoro sulla D.343, andando ad operare su ogni sua componente, cabine, cassa e anche telaio che è stato allungato do 800 mm. Una volta ristrutturata la parte estetica, la macchina, ancora smotorizzata, nel 2009 è stata portata alle officine Grandi Riparazioni di Rimini dove le maestranze l'hanno completata con l'istallazione di un nuovo bel 12 cilindri Caterpillar, con una potenza di taratura di 1430 Kw e di tutto il resto degli impianti; ne è uscita una macchina di ottimo aspetto e decisamente più prestante perfino dei D.445. Diciamo che i designer delle FS hanno un po' esagerato con baffi, baffetti e decorazioni varie, ma, si sa, ogni macchina appena presentata è molto condita esteticamente, ma poi nella pratica tutto viene semplificato alla svelta.
Come detto, la riqualificazione ha dato alla D.343.2011 prestazioni superiori addirittura alle D.445; con queste modifiche si poteva presumere che si desse il via ad una operazione di ristrutturazione di tutte le macchine accantonate dei gruppi D.343 e D.443, tantopiù se pensiamo che una seconda macchina, la D.343.2031, è stata data alla Fervet per eseguire su di essa la medesima trasformazione, ma, a causa del sopraggiunto stop ai servizi Cargo sulla rete a trazione termica da parte delle FS, in favore delle aziende private, il progetto di riqualificazione è stato del tutto cancellato. Come ho già scritto nella pagina relativa al D.343.2016, un altro "buco" di parecchi milioni di Euro nella storia a volte veramente dissennata delle nostre FS, vedi i locomotori in alternata della Sardegna...
Locomodel si è sempre schierata con le minoranze e ama follemente le macchine FS costruite in esemplare unico, per cui non poteva esimersi dalla riproduzione delle macchine di questi gruppi, per ragioni di testimonianza storica e anche di completezza; per cui ecco qui sotto il modello di questo gruppo di locomotive che sta crescendo, al momento assolutamente in fase di prototipo, ma ormai è tutto disegnato e in parte già costruito, non manca poi molto affinchè sia del tutto pronto.
Anch'esso come tutti i suoi "cugini" della serie unificata vanta tutte le griglie traforate, può disporre di uno o di due motori secondo i desideri del modellista, dispone della trazione superribassata esclusiva di Locomodel e riproduce la velocità di 120 Km/h del prototipo, in scala, anche nel modello.
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